Sociologia Musicale - I Beatles e la società odierna
La sessione "Beatles, the" nel "The Oxford Companion to Popular Music”, riguardo i Beatles dichiara: «Gruppo della scena rock britannica. Ogni storia o indagine sociologica della Gran Bretagna degli anni Sessanta dovrebbe includere una sezione dedicata al fenomeno Beatles. Sono chiaramente il più importante gruppo della storia della musica pop, la loro influenza è incalcolabile».
Inseriti in un contesto politico di particolare rilevanza, i Beatles sono la colonna sonora che ha accompagnato gli anni più rivoluzionari del 20° secolo. Stiamo parlando del 1968, anno che vide la rivolta studentesca, dei moti di Città del Messico, di Roma e di Parigi, delle battaglie per i diritti dei Neri in America, la manifestazione giovanile contro la guerra in Vietnam. Questi ragazzi di Liverpool, scrivendo delle canzoni leggere ma piene di vita, innescano un processo di consapevolezza comune, in una generazione che di colpo non ha più barriere geografiche e si scopre globalizzata, accomunata da idee culturali e politiche.
In quell’anno, da gennaio ad aprile, i Beatles si trovano in India e quando tornano cominciano a dedicarsi alla registrazione del nuovo album dal titolo The Beatles/White Album (chiamato così perché uscito con una copertina bianca), che esprime totalmente la crisi spirituale e la degenerazione dei valori in cui affogava la gioventù della contestazione. Uno dei 30 brani dell’album è Revolution, scritto da John Lennon e presente in due versioni Revolution 1 e Revolution 9, la prima pienamente pop/rock con chiari riferimenti testuali alle contestazioni, mentre la seconda versione uscita poco dopo è un insieme di suoni e voci (sempre ad opera di John Lennon) che utilizza la “distruzione della musica” come metafora di una rivoluzione sociale e giovanile, che spazza via le ultime tracce di conservatorismo. I Beatles, con le loro canzoni, ostentano l'insolenza della loro generazione, la superficialità dell’adolescenza; con la loro gioia musicale portano leggerezza nelle difficili giornate proprie di quello scenario politico.
La realizzazione di un’identità collettiva non è certamente nei loro progetti, ma ciò è quello che avviene: un nuovo tipo di società si forma con i testi delle loro canzoni, facendo venir fuori una gioventù internazionale che inizia a sentirsi “un”.
Inizia così uno scontro tra questi
nuovi stili giovanili e la società dell’epoca, ciò è verificabile in articoli
di giornale o in film e documentari.
I Beatles sono ancora oggi la band che ha venduto più dischi nella storia, con numeri che hanno superato il miliardo di unità, sono i padri della musica così come la conosciamo adesso, coloro che hanno innovato diversi ambiti della società, non sappiamo come sarebbe stato il mondo se non fossero esistiti i Beatles. Dopo aver svolto un sondaggio sociologico, chiamando in causa alcuni miei coetanei, si potrebbe attestare che esiste una forte “scissione musicale” tra i giovani. Una categoria di questi (spesso ne fanno parte tutti quei ragazzi che suonano in classiche band pop/rock da pub) ha una cultura musicale basata sui Beatles e sui gruppi che si sono sviluppati insieme e dopo di loro (come i Rolling Stones o i Red Hot Chili Peppers), l’altra faccia della medaglia invece categorizza tutti quei giovani adolescenti tipici del ventunesimo che ascoltano solo la Trap e le hit estive e contrariamente alla prima categoria, reputano stupide le canzoncine dei Beatles e band annesse. Sembra una cosa surreale, ma di fatto una parte degli adolescenti, dei giovani, conosce i Beatles, solo di nome o per qualche canzone sentita nelle pubblicità e sono ignari della genialità indiscussa di questi ragazzi che, negli anni sessanta, hanno rotto ogni schema musicale e non.
Alcuni, solo a stento conoscono i loro nomi, sicuramente quelli di John Lennon e Paul McCartney sono gli unici che tutt’ora si sentono in giro, ma quello degli altri? Sembrerebbe un’ironia, ma uno dei brani in gara al festival di Sanremo2020 (classificatosi al terzo posto), sembra sollevare questo problema d’anonimato poichè il titolo del brano è Ringo Star e cita nel ritornello: «In un mondo di John e di Paul io sono Ringo Starr». Ringo è sempre stato considerato una figura un po' in ombra della band, ma non per questo meno importante; nel brano vengono citati anche John e Paul proprio per creare un confronto tra le star assolute e gli attori non protagonisti della vita. Ci vuole una canzone al festival di Sanremo per imparare un terzo nome della band più famosa della storia? Fermo restando che le orde di adolescenti che in questo periodo canticchiano il ritornello, abbiano consapevolezza che i nomi che vengono citati siano quelli dei Beatles!
Insomma, chi sono i Beatles ora, cosa
ci dicono?
Certamente essi continuano ad influenzare, anche inconsciamente, la musica; i loro brani sono ancora oggi trasmessi in radio e fanno da colonna sonora alla nostra quotidianità. Si possono anche non conoscere i Beatles, ma chiunque ha cantato almeno una volta Let it be, Hey Jude o Yellow Submarine. Molti artisti nel tempo hanno omaggiato la grandezza dei Beatles, tra le eccellenze troviamo l’interpretazione di Mia Martini del brano Come Togheter. Gli Stadio nel 1984, pubblicano il brano Chiedi chi erano i Beatles, in cui il testo dice così: «Chiedilo ad una ragazza di 15 anni di età, tu chiedi chi erano i Beatles e lei ti risponderà la ragazzina bellina col suo naso garbato, gli occhiali e con la vocina. Ma chi erano mai questi Beatles? Lei ti risponderà, i Beatles non li conosco, neanche il mondo conosco, conosco Hiroshima ma del resto ne so molto poco […] Voi che l'avete girati nei giradischi e gridati, voi che li avete aspettati e ascoltati bruciati e poi scordati, voi dovete insegnarci con tutte le cose non solo a parole chi erano mai questi Beatles?»
Che siano conosciuti da tutti o meno, resta una certezza: I Beatles hanno rivoluzionato un’epoca! Sarebbe doveroso che, nel mondo musicale odierno governato dall’auto-tune, soprattutto nelle scuole si parlasse di questa band, di cui in un modo o nell’altro, coscienti o no, noi ne siamo gli eredi.
Chiara Raneri
Alcamo, 2020
(per la versione integrale clicca qui per il download)

Chiara Raneri, (in foto)
studentessa del II anno del triennio
di Didattica della Musica
presso il conservatorio di Musica Alessandro Scarlatti di Palermo.
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